giovedì 30 settembre 2010

Infondatezza dell'ateismo, parte IV, Approfondimento II

"…un umano essere nel momento in cui nasce è già circondato dal linguaggio, che non è solo il linguaggio verbale umano. Che poi sia ciò a dare esistenza, ne tratteremo in seguito" abbiamo scritto.
Or bene, fratelli, ammetto che solo ora scopro un filone di filosofi, naturalmente del ’900, poiché è nel ’900 che il pensiero filosofico Occidentale diviene completamente insensato, che sostengono che l’uomo esiste in virtù del linguaggio, che senza esso l’uomo non sarebbe.
Non ho certo la pretesa di contestare tali illustri pensatori, né di discutere con la stessa sapienza, sottigliezza e padronanza del lessico che hanno loro. Mi limito solo a far riflettere su alcuni aspetti.
Come ho già detto, il linguaggio è mezzo dell’uomo ed è contigente in seconda istanza, ovvero, perché esso sia, deve prima essere l’uomo. Dunque, accettando questo, è facile capire come l’uomo esista di per sè, indipendentemente dal linguaggio e non grazie al linguaggio. Tuttavia, è doveroso riflettervi meglio. Anche stando così le cose, il linguaggio è però strumento fondamentale dell’uomo, poiché grazie ad esso l’uomo si rapporta all’altro uomo, alle cose e al mondo; l’uomo già si trova in un contesto di linguaggio e grazie al linguaggio indaga il mondo, le verità e la Verità. E ciò, che sostengono quei filosofi, è vero. Ma il linguaggio, come detto, non è perché necessario, l’assoluto infinito avrebbe potuto far sì che l’uomo, per lo stesso scopo, potesse avere un qualsiasi altro mezzo. Il linguaggio acquisisce la sua importanza fondamentale perché è il mezzo che abbiamo, ma non si deve commettere l’errore di assolutizzarlo.
Vorrei inoltre, fratelli, parlar brevemente della "verità della parola". Come detto, la verità finita è dell’io ed è l’io che la costruisce, in base a una grande varietà di fattori, come esperienze, studi, cultura e luogo in cui è nato, possibilità avute e quant’altro. Questa verità l’io la esprime tramite la parola, e tramite la parola la crea. Questo perché è la parola, o, estendendo il senso, il linguaggio, il mezzo preposto a ciò (si potrebbe obbiettare che sia l’intelletto, la ragione o altro, ma altrove spiegherò cosa intendo con questo). Ma la parola in sè contiene verità o falsità? Solo nella misura in cui è l’io a mettervi falsità o verità, e dunque verità e falsità vanno cercate in primo luogo nell’io, e non nella parola. La parola inganna se c’è dietro un io che vuole ingannare o perché essa non fa intendere quel che l’io vorrebbe far intendere, in quanto anche la parola è imperfetta e fallace. Dunque, è saggio porre l’io prima della parola umana, poiché è suo mezzo. Mezzo fondamentale, perché senza la parola l’io sarebbe come in un guscio, senza possibilità di percepire nulla, né, forse, pensare nulla. Circa la Parola intesa come Divinità e circa quella artistica, diverso è il discorso.
 
 
(17 Luglio 2010)

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