sabato 19 febbraio 2011

Tolkien e Rowling

Mi è capitato per caso di leggere su internet di uno che diceva che la Rowling a confronto a Tolkien non vale niente e che ha copiato da lui. Da molto mi piacerebbe fare un confronto fra i due autori, ma non l'ho fatto, né lo farò ora. Tuttavia, qualche parola intendo spenderla a proposito del tema delle somiglianze.
Innanzi tutto, bisogna rammentare che Tolkien è il padre del fantasy moderno e che la sua fu un'opera che, nell'universo fantasy, ha sempre mantenuto una sua particolarità. Difatti, nel fantasy odierno da me conosciuto, solo la saga di Eragon potrebbe esser menzionata come paragonabile a quella tolkieniana, ma solo in parte. Difatti, in Eragon, il protagonista è un ragazzo e l'attenzione si concentra molto su tutti i problemi di un ragazzo che si fa uomo. Questo in Tolkien non ha importanza. Tuttavia, sia Eragon che Il Signore degli Anelli (e le altre opere al proposito) sono ambientati in un universo inventato. La Rowling invece ha fatto una scelta differente. Certo, si inventa un mondo immaginario, quello dei maghi, ma lo pone all'interno del nostro mondo, quello che chiamerò concreto. Per ciò stesso, la Rowling non può creare un universo e una lingua, come ha fatto Tolkien, per i limiti stessi che si è imposta scegliendo come sfondo il mondo concreto. Inventa tradizioni e leggende, e una storia a parte, per i suoi maghi, certamente, ma i suoi maghi hanno vissuto l'epoca romana, il Medioevo e Re Riccardo, la rivoluzione industriale e quant'altro, poiché fanno parte del mondo concreto. Tolkien invece ha rinunciato a tutto ciò. E, sebbene ciò gli garantisca una libertà per certi versi maggiore, gli è stata però anche necessaria una grande "fatica", nel senso che ha dovuto creare ex novo un intero universo (sebbene elementi cristiani, della mitologia nordica e della storia del mondo concreto siano facilmente ravvisabili), arrivando a creare anche una lingua, effettivamente utilizzabile. Questa è una differenza profonda e che mai andrebbe persa di vista. La Rowling si muove nel mondo concreto, Tolkien ufficialmente no.
Vi sono delle somiglianze nell'opera di Tolkien e in quella della Rowling. Ma tali somiglianze non vanno cercate in creature fantastiche simili, tipo i ragni giganti (come sosteneva la persona di cui dicevo sopra, anche perché i ragni di Tolkien sono alquanto diversi da quelli della Rowling). La somiglianza che, a mio avviso, è più lampante, è quella della morte di Gandalf e della morte di Harry. Tuttavia, anche qui vi sono differenze profonde. In Tolkien, a morire e risorgere è un Maia, ovvero una semidivinità, cosa che lo avvicina molto di più a Cristo; nella Rowling a morire e tornare in vita non è che un umano. Gandalf effettivamente muore e poi torna in vita, poiché il suo spirito viene rimandato nella Terra di Mezzo; Harry, almeno da quel che si capisce, non muore veramente, aveva solo intenzione di morire, ma non è morto.
E' necessario inoltre tracciare una breve differenza fra le due apparentemente molto simili figure di Silente e Gandalf, da cui sarà necessario passare a un breve confronto fra Voldemort e Sauron. Galdalf è un Maia, mentre Silente è un uomo, tuttavia è un uomo che viene divinizzato, non solo dai suoi ammiratori nel libro (Piton, Harry, l'Ordine della Fenice in generale, tanto per dire), ma anche per come lo presenta l'autrice. Silente è quello che sa sempre tutto, prevede le mosse di Voldemort e lo comprende perfettamente e lo gioca e lo inganna a suo piacere fino alla fine. E' Silente che muove i fili, perfino una volta che è morto, e perfino la sua morte la decide lui stesso e Voldemort non è che l'esecutore di quanto Silente aveva già stabilito. Harry, in definitiva, non è che una marionetta nella mani di Silente. Ed Harry, poveretto, non è forse stato nient'altro che una pedina di Silente, il quale arriva a sacrificarlo, avendo solo la "supposizione" che non sarebbe morto? Gandalf, al contrario, si limita a mettere in moto gli eventi, a dare consigli ed aiutare, ma basta. Non è un caso che Gandalf scompaia quasi all'inizio del viaggio della Compagnia, lasciando che sia il Portatore a decidere la via da intraprendere e a lottare contro l'Anello, e lasciando che sia l'erede di Isildur a decidere come compiere il suo destino. E anche nella parte precedente del viaggio, dalla Contea a Gran Burrone, Gandalf non c'è e gli hobbit, prima da soli, poi con Granpasso, sono lasciati a decidere come comportarsi. Gandalf conosce molte cose e comprende bene Sauron, tuttavia non è lui a comandare il gioco. Gandalf e Sauron si sfidano, si ingannano a vicenda, sospettano e immaginano di sapere cosa l'altro farà, pensi e sappia, ma sono avversari alla pari in questo, e anzi certe volte è Sauron in vantaggio: per esempio, è lui a intuire per primo che l'anello di Bilbo sia il suo anello, e da ciò lo arguisce Gandalf. E Gandalf è attento però ad aiutare gli altri per come possibile, senza imporsi su di essi, ma dando speranza e sostegno.
Veniamo ora a fare un breve confronto fra gli antagonisti principali delle due opere. Il problema è lo stesso, in verità, di quello di Silente: Voldemort viene assolutizzato. E' lui il male, e tutte le creature del male si uniscono a lui. Sauron, invece, è solo il più potente di coloro che sono malvagi, ma ve ne sono altri. Saruman, alleato e rivale di Sauron, è l'esempio principale. Ma volendo vi sono anche i Ragni del Bosco Atro, Shelob la Grande (che non è soggetta a Sauron), gli Spettri dei Tumuli, il Vecchio Uomo Salice, il Barlog (che non si sa se servisse Sauron o fosse indipendente), il Kraken (che dipendeva più probabilmente dal Barlog che non da Sauron, e forse era anch'egli indipendente). Sauron è il nemico principale ma non l'unico. In Harry Potter, invece, tutti i cattivi sono soggetti a Voldemort. E Voldemort è rappresentato come il male, mentre Sauron come un agente del male, uno dei tanti (secondo l'idea cristiana che il male non possa venire assolutizzato in una creatura, in quanto altrimenti sarebbe un dualismo). Voldemort, inoltre, come Silente, non è che un uomo, che tramite la magia nera si è reso più o meno immortale. Sauron invece è un Maia, immortale per natura (Sauron non muore quando l'anello è distrutto, semplicemente perde il suo potere e "cade tanto in basso che non si possa prevedere che si rialzi"). C'è da dire poi che Voldemort è, in sostanza, ridicolo. E' continuamente giocato da Silente e, in ultima analisi, è anche lui una marionetta mossa dall'onnipotente Silente. E Voldemort compare spesso nei libri, lo si conosce piuttosto a fondo (nel sesto libro in particolare). Sauron rimane per tutto il libro avvolto nel mistero. Non compare mai direttamente, la sua presenza aleggia in continuazione, ma lui non compare, se non un paio di volte, per attimi fugacissimi e vaghissimi, sì che non se ne sa molto. Non si conosce che forma abbia, si sa solo che ha un grande occhio privo di palpebre e dalla pupilla verticale come quella dei felini. Ma ha forma? Gollum parla della mano con sole quattro dita, quindi potrebbe avere una qualche parvenza, ma chissà? Che poteri ha? Voldemort non fa altro che usare l'Avada Kedavra, di Sauron si ignorano i reali poteri. Voldemort, in ultima analisi, è patetico; Sauron no, è un antagonista molto ben riuscito, grazie all'aura di terrore e mistero di cui viene avvolto da Tolkien. Poiché, se pure Tolkien sia attento a non esagerare la potenza di Sauron, come traspare più volte dalle parole di Gandalf, è però Gandalf stesso che mette in guardia dal non sottovalutarlo. La fine stessa dei due mostra questa differenza: la morte di Voldemort è patetica, la sconfitta di Sauron è più grandiosa, ma sempre senza esagerazione.
Naturalmente, sono effetti voluti dai due autori questi, così come quelli circa Gandalf e Silente. Tuttavia, io trovo che Silente sia una figura paurosamente esagerata, così come quella di Voldemort, in considerazione che sono umani ambedue. Sono troppo assolutizzati. In Tolkien questo problema, se è un problema, non vi è, poiché Gandalf e Sauron sono ambedue dei Maiar e, ad ogni modo, non vengono assolutizzati nemmeno in questo senso e si rammenta, nel corso del libro, come tutto in principio fosse buono, anche Sauron (come dice Elrond durante il Consiglio), cosa che invece dall'opera della Rowling non traspare. Voldemort era malvagio fin da bambino (conseguenza questa dell'aver assolutizzato Voldemort). Da questo punto di vista la figura di Silente è un po' più complessa, ma non esageratamente. Infine, "Per il Bene Superiore" nell'opera viene giustificato.
Per quanto frettolosamente e in maniera tutt'altro che approfondita, mi sembra di aver mostrato che vi sono profonde differenze, proprio sui concetti base, fra l'opera di Tolkien e quella della Rowling, per cui ritengo che dire che la seconda abbia copiato dal primo sia cosa priva di senso.

giovedì 3 febbraio 2011

Mussolini, Hitler e Usa

Che cosa hanno in comune Mussolini, Hitler e gli Usa? Molte cose, ma qui mi interessa soffermarmi sul nemico comune di tutti e tre: la Chiesa cattolica. Solitamente si parla del connubio Chiesa-fascismo. Ora, se c'era una persona che non poteva sopportare Mussolini era Pio XI (papa dal 1922 al 1939). La Chiesa all'epoca era da poco uscita dalla crisi modernista e il sospetto verso il modernismo, comprese le democrazie e gli stati democratici, e la paura del comunismo reale in Russia erano molto forti. Per questi motivi la Chiesa, seguendo una procedura che dall'epoca di Napoleone fino ad allora aveva ben funzionato, ovvero il metodo del concordato, decise di tentare di portare i fascisti su posizioni più moderate e, tramite essi, creare lo stato cattolico, cosa su cui si stava lavorando da molto tempo, una volta venuto meno l'Antico Regime. Con i patti lateranensi, venne quindi redatto il concordato, che costituiva un'arma difensiva per la Chiesa. Mussolini non era però molto contento, in quanto il potere ecclesiastico limitava il suo, di potere. Vi furono più scontri, occasionalmente anche abbastanza violenti, come quando, ad esempio, il Duce dette ordine di abolire l'Azione Cattolica, andando contro il concordato. La stampa fascista inoltre era molto dura verso la Chiesa. Pio XI più volte ebbe parole violente contro il fascismo e contro Mussolini, ma poi lasciava che si pubblicassero sulla stampa vaticana versioni moderate dei suoi discorsi, affinché il concordato non venisse meno e non si rompessero i legami col fascismo, peggiorando ulteriormente la situazione. La curia, infatti, sperava ancora di stemperare gli aspetti estremistici del Fascismo e di poterlo usare ai fini del cattolicesimo. Vennero poi le leggi razziali con la guerra in Etiopia, condannate dal papa, sia le une che l'altra, mentre la curia taceva.
Ora, qui, è necessario aprire una parentesi. L'antisemitismo cattolico non ha mai previsto di sterminare o uccidere gli ebrei (i Re cattolici non sono il papa, nè le folle che tanto spesso hanno linciato gli ebrei, i quali più volte hanno trovato rifugio nei palazzi dei vescovi). Gli ebrei dovevano continuare ad esistere, dispersi in diaspora, poiché erano testimonianza viva della verità di Cristo. Inoltre, un ebreo convertito era un cristiano, pertanto perseguitare anche costoro, come facevano fascisti e nazisti, era quanto mai insensato e ingiusto dal punto di vista della Chiesa. Ma di per sè la persecuzione degli ebrei era osteggiata. Ma non si negava che essi andassero reclusi, tenuti lontani dalla società, ecc.
Dunque, dato questo il pensiero della Chiesa, non pare strano se la curia non condannava di per sè le leggi razziali (leggi che ancora non prevedono i lagher in Italia), deplorando ovviamente che fossero però coinvolti anche i convertiti. Pio XI era un caso a parte; lui condannava la persecuzione e la guerra e, a quella data, si era reso conto che il Fascismo non poteva esser imbrigliato. Ma era un'eccezione.
Anche con il Nazionalsocialismo si fece un concordato, per protteggere la chiesa tedesca, mentre il Zentrum, il partito cattolico, si alleava con Hitler sperando di poterlo usare in chiave anticomunista. Ora, per ragioni che dovrebbero esser ovvie, ovvero che la Germania non era uno Stato cattolico e che la chiesa tedesca era "lontana" dal centro di potere del Vaticano, oltre al fatto che il Nazionalsocialismo era più forte del Fascismo, la Chiesa non aveva la stessa forza di contrattare che aveva in Italia, e difatti il concordato con Hitler era fortemente svantaggioso (si persero quasi tutte le proprietà, ad esempio) e Hitler lo infranse a suo piacere senza che si potesse far molto per impedirlo. Contro il Nazionalsocialismo Pio XI fu durissimo, condannando questo neopaganesimo e arrivando, negli ultimi anni, a considerarlo pericoloso e nocivo quanto il comunismo.
L'11 Febbraio del 1939 Pio XI convocò a Roma tutti i vescovi italiani. Non si sa esattamente cosa dovesse succedere in questo incontro, ma è probabile che Pio XI intendesse rigettare il concordato con il Fascismo e il Nazismo e condannarli in pubblico (d'altronde, già delle encicliche precedenti lasciavano intuire questo). Pio XI morì il 10 Febbraio. Il segretario di stato annullò tutto e, non molto dopo, venne eletto papa col nome di Pio XII. Pio XI era stato un'eccezione, il suo successore era più in linea con i tempi. Considerava ancora il comunismo il pericolo principale e condivideva l'antigiudaismo che si è detto sopra (almeno da quel che si sa). Iniziò la guerra, nonostante il pontefice l'avesse scongiurata, o almeno avesse sperato che l'Italia ne restasse fuori. Dai documenti dell'archivio segreto vaticano, si sa che la curia sapeva (come lo sapevano tutti gli altri Stati), cosa stesse avvenendo in Germania. Qui è la grande questione di Pio XII. Ora, dobbiamo considerare alcune cose: come detto, Pio XII era figlio dei suoi tempi, era il predecessore quello "strano"; Pio XII temeva che, se avesse condannato pubblicamente il Nazismo, sarebbero iniziate le persecuzioni anche dei cattolici, e aveva dei motivi per pensarlo, in quanto: in Olanda quando i cattolici, a differenza dei protestanti, insistettero che si fermassero le persecuzioni di tutti gli ebrei, e non solo dei convertiti, i nazisti attaccarono anche i cattolici; il vescovo di Munster aveva condannato durante le prediche le persecuzioni ai malati mentali, ed esse erano cessate (perlomeno "ufficialmente"), ma il segretario del vescovo era stato portato nei lagher; Hitler temeva uno scontro con la Chiesa, temeva che una sua denuncia pubblica sfasciasse il fronte interno che, si sa, spesso è più importante di quello esterno, e pare volesse finire la guerra per poi concentrarsi contro la grande avversaria; ma Pio XII lo sapeva?
Tutto questo mostra come denunce pubbliche da parte di singole parti del cattolicesimo potevano essere in parte efficaci (il caso del vescovo di Munster), ma che se ci si opponeva apertamente al regime si finiva perguitati (il caso dell'Olanda). Pio XII scelse la via della prudenza, e non si oppose apertamente al Nazismo, sebbene scrisse in modo allusorio condannando quanto i tedeschi stavano facendo, cosa che indignò il regime. Si sa che la chiesa aiutò un gran numero di ebrei e fuggire e, a fine guerra, anche i gerarchi nazisti. Tutto considerato, Pio XII si mosse come era ovvio. Forse Pio XI avrebbe fatto diversamente.

Bene, cosa centra tutto questo con gli Usa? Si dà il caso che anche gli Usa considerino la Chiesa di Roma un'avversaria. E, come già il Fascismo e il Nazismo, anche gli Usa, supportati dai servetti europei, stanno facendo una grande campagna contro la Chiesa. Ogni volta che si scopre un prete pedofilo o qualcosa di simile, vi è subito un'immensa pubblicità sulla questione, sembra che dovrebbero essere messi a morte e che tutto il clero sia composto da gente del genere, quando invece altre persone fanno quel che vogliono nelle loro ville. La Chiesa viene sempre più osteggiata e messa da parte in nome di un falso spazio concesso alle altre culture e religioni e si può dire che vi sia una vera e propria guerra per strappare i credenti al cattolicesimo e portarli verso altri credi, come l'improvvisa esplosione di culti neopagani e nuove chiese nascenti e appoggiate contro quella di Roma (rimando qui per ulteriori informazioni a http://sacroordinetagliapietre.blogspot.com/2010/11/linvasione-evangelica-del-kurdistan.html).

In fondo, in modo moderno, anche gli Usa stanno cercando di installare la propria dittatura, chiamata democrazia. La Chiesa cattolica è un avversario pericoloso a questo progetto, e va eliminata.

martedì 1 febbraio 2011

Stregoneria, Inquisizione e Caccia alle Streghe

Sarebbe ora di spezzare la falsa uguaglianza Inquisizione = Caccia alle streghe. Ma, se è per questo, anche quella Stregoneria = Caccia alle Streghe. Vediamo prima la seconda, la quale, da trattare in modo sintetico, è più semplice. La Stregoneria è il maleficium, ovvero quello che un singolo fa a un altro singolo, senza intercessione del demonio. Per esempio, fa ammalare un animale; causare una malattia, una ferita, o la morte; provocare un temporale; ecc. Per esempio, varie streghe accusate di maleficium erano state viste, presso una fonte, schizzare dell'acqua. Questo gesto serviva, nelle credenze popolari, insieme a una qualche formula, a scatenare un temporale. E, naturalmente, tali persone erano accusate d'esser streghe perché dopo questo loro gesto il temporale scoppiava davvero. Ma era una cosa fra privati contadini, considerata superstizione dagli intellettuali e combattuta dal clero e dalle leggi degli stati (si vedano le leggi carolinge, per esempio, e l'editto di Rotari, se non erro). Anzi, la Chiesa arrivò ad affermare che credere a consimili cose era una colpa. Inoltre, il processo di tipo accusatorio comportava pene molto severe (ci sono casi di persone annegate) se l'accusante non riusciva a provare la colpa dell'accusato. Ma come si fa a provare che tizio mi ha distrutto il raccolto col maleficium? La Caccia alle Streghe invece si basa sullo steoritipo del sabba, in cui il maleficium ha una parte del tutto irrilevante. La strega vola fino al sabba, si celebra una antimessa, con un antibanchetto e un'orgia promisqua, tutto alla presenza fisica del Diavolo, il quale tiene un sermone e si accoppia con le sue streghe e affida dei compiti. Vi è l'elemento della setta segreta che complotta contro la società. E' una cosa collettiva. Con la stregoneria del maleficium non c'entra proprio niente, semplicemente questi casi di maleficium servirono solo a provare l'esistenza del sabba a chi inquisiva i sospettati, ma chi inquisiva voleva la confessione circa il sabba, non gli importava del maleficium.
E veniamo quindi all'Inquisizione. Essa deriva il nome dal processo secondo il rito inquisitorio, in cui il giudice può imbastire un processo anche per un vago sospetto ed è accusatore e giudice allo stesso tempo. Tale metodo venne usato per la prima volta alla corte dell'Imperatore romano, contro quanti avrebbero potuto insidiare il trono. Quindi da uno Stato, non dalla Chiesa, venne utilizzato per la prima volta. Ma anche nel Medioevo non fu la Chiesa ad adoperare questo metodo in maniera dura, se non qualche raro caso isolato, ove però costoro erano presto isolati e combattutti dal clero locale (si veda l'inquisitore Corrado di Madburgo, per esempio). Ancora una volta, furono soprattutto gli Stati, con anche la partecipazione di parte del clero, certo, a ricorrere al metodo inquisitorio contro i propri nemici (esemplare è il caso del Templari, distrutti in questo modo da Filippo il Bello). Quando, nell'età moderna, nella fine del XVI e poi nel XVII secolo, con qualche prodromo nel XV, vi fu la Caccia alle Streghe, le due grandi e avversate dai contemporanei Inquisizioni di Spagna e di Roma non la applicarono. Vi furono, sì, qualche episodio isolato, ma nulla più e normalmente senza il beneplacito dell'Inquisizione. Sono stati gli Stati protestanti, la Scozia e la Francia ad applicare la Caccia alle Streghe con effetti devastanti, ovvero quei Paesi che, guarda caso, non avevano nè l'Inquisizione Spagnola nè il Sant'Uffizio.
Allora perché anche degli storici hanno sostenuto, ai giorni nostri, che la Caccia alle Streghe c'è stata anche in Italia ad opera dell'Inquisizione? Perché un vescovo, dovendo decidere della sorte di una sospettata d'essere una strega, chiese a un famossissimo giurista dell'epoca cosa doveva farne e costui rispose di bruciarla. Peccato che il vescovo in questione non sia mai esistito e la risposta di detto giurista sia un falso, fatto per scherzare fra colleghi e per dimostrare la propria abilità nel risolvere casi. Le accuse alle Inquisizioni romana e spagnola di aver scatenato la Caccia alle Streghe si basano unicamente su dei falsi.

Quanto detto non è che una minima, semplicistica e parziale parte di quanto è contenuto nel bellissimo libro "I demoni dentro. Le origini del sabba e della grande caccia alle streghe" di Norman Cohn, edizioni Unicopli. Invito tutti a leggerlo. Merita davvero.