giovedì 30 dicembre 2010

Povertà della Chiesa? E perché?

Sarebbe interessante notare che il Cattolicesimo, nella versione che per secoli dominò l'Europa (quella cattolica si intende), non poneva la "questione sociale" al centro dei suoi interessi, ovvero non aveva come compito il rendere i poveri meno poveri, l'uguaglianza sociale, il preservare i deboli dai forti e quant'altro, tutte cose che fanno parte del Cattolicesimo da un secolo e poco più. Da poco meno di due secoli invece il Cattolicesimo si preoccupa e auspica alla pace, quando la guerra è sempre stata tutto sommato approvata (con le dovute precisazioni e limitazioni) ed era anzi, in determinati casi (la guerra santa) mezzo per provare la propria fede a Dio e di guadagnarsi la salvezza. D'altronde, lo Stato Pontificio era perfettamente in grado di schierare un esercito per gran parte della sua storia (cosa che mai andrebbe dimenticata) e, in quanto Stato, doveva aver a che fare con il denaro e la sua amministrazione (altra cosa da non scordare, insieme al fatto che è ancora uno Stato, per quanto ridimensionato). L'indirizzo pauperistico si esaurì piuttosto presto all'interno della Chiesa di Roma, la quale per necessità si trovò a gestire tutta la regione del Lazio (grosso modo), ufficialmente per conto dei Bizantini, ma, a mano a mano che il potere di Bisanzio sulla penisola scemava e che Roma si trovava sempre più isolata in mezzo a barbari eretici, fu per necessità che il pontefice, unica autorità rispettata e autorevole in grado di farlo, si prese il carico di far proseguire la vita in quella piccola regione dimenticata dall'imperatore d'Oriente. L'abitudine fece sì che fosse del tutto normale per la Chiesa avere beni terreni, e d'altronde le chiese erano spesso oggetto di donazioni da parte di ricchi e nobili (prima dell'avvento dei barbari, la chiesa di Roma possedeva enormi estensioni di terre in pianura padana e in Sicilia, oltre che altrove, dono di senatori senza figli o semplicemente devoti). La vena pauperistica non si estinse mai e in ogni caso rimase sempre qualcosa d'essa all'interno della Chiesa Cattolica. Sappiamo che più volte sono stati fatti rinnovamenti della Chiesa per combattere il troppo attaccamento ai beni terreni, ma non per rendere poveri , o più poveri, gli ecclesiastici (tali riforme sono state sempre collegate a riforme più generali, circa la moralità del clero). Sappiamo che sono nati molti movimenti pauperistico evangelici, la maggior parte dichiarati eretici, ma non tanto per il loro dichiarare la povertà della Chiesa, ma quanto piuttosto per il voler concedere ai laici il predicare e il giudicare il clero corrotto, quando la Chiesa era impegnata a separare sempre più il clero dal laicato ed ad escludere quest'ultimo dalla vita attiva all'interno della Chiesa. Inoltre, spesso questi movimenti si ponevano in maniera polemica nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche. Anche il movimento dei Frati Minori si può ascrivere a questa categoria, ma con importanti differenze, che gli permisero di sopravvivere e di integrarsi all'interno della Chiesa. Innanzi tutto, San Francesco poneva come assolutamente fondamentale l'obbedienza alla Chiesa romana; sosteneva la povertà, ma non diceva che tutta la Chiesa dovesse seguire il suo stile di vita; voleva predicare, ma cercava sempre il permesso del vescovo locale; voleva integrarsi all'interno della Chiesa, e non condannarla o sostituirla; infine, ma non meno importante, era papa all'epoca Innocenzo III, un papa lungimirante, che intuì le potenzialità dei francescani e che, in generale, stava tentando di inserire questi movimenti ereticali nella Chiesa, ove questo era possibile. In ogni caso, dopo la morte di Francesco, la sua figura venne rivisitata e i suoi scritti che meno coincidevano con l'immagine che si voleva dare dei Frati Minori vennero eliminati.
I discorsi di povertà della Chiesa e di pace nel mondo e di tolleranza religiosa sono recenti. Richiamarsi alla chiesa delle origini non ha senso, perché la Chiesa Cattolica non è la chiesa delle origini, la quale oltrettutto era composta da una miriade di chiese diverse, ma qualcosa di nato dopo, con caratteristiche e peculiarità proprie e particolari.
Aggiungo una cosa: si fa gran discutere dei rapporti fra Chiesa Cattolica e regimi totalitari nel Novecento, solitamente condannando la Chiesa per il comportamento tenuto (quale altro comportamento avrebbe dovuto tenere secondo costoro, date le persone che vi erano ai vertici della Chiesa, le situazioni, i luoghi e le mentalità dell'epoca, non saprei), ma si scorda di norma che le chiese luterane tedesche si sono compromesse con il regime di Hitler in modo molto serio, appoggiandolo pienamente e attivamente, cosa che la Chiesa Cattolica non ha mai fatto nè nei confronti del Nazionalsocialismo (fra l'altro, molto inviso in curia), nè del Fascimo, al quale ha impedito di svilupparsi in pieno, poiché due assoluti non possono coesistere.

giovedì 23 dicembre 2010

Il traditore Fini

E così il traditore Fini, constatato che non è riuscito a sostituire il nanastro nel governo dell'Italia, ha pensato bene di far passare la riforma dell'università, forse nel tentativo di rifare amicizia con il Cavaliere. Già quando alla camera la riforma era passata, Fini e il suo partito si erano limitati a bocciare qualche articolo, tanto per far un po' di paura al PdL e alla Lega, senza poi nessun risultato pratico. Adesso, invece, al senato, hanno approvato completamente la riforma, consegnando la formazione delle menti italiane a un branco di idioti, Gelmini in testa, per quanto naturalmente lei non sia che la carne da macello, per così dire, la truppa da prima linea. La Gelmini ha definito "epocale" questa riforma dell'università (nella speranza immagino di essere ricordata in qualche libro di storia), che sostituirà il corrotto e inefficiente sistema del '68 (guarda caso, anche nel '68 si avevano convinzioni simili). Dunque, adesso non si potrà più accedere alla cattedra universitaria se si è imparentati (fino al quarto grado) con un professore; ci si chiede la meritocrazia dove vada a finire, perché, ma probabilmente la Gelmini non se ne è accorta, e quelli che muovono i suoi fili non glielo hanno fatto notare, se uno è bravo, deve poter accedere all'università, anche se ci ha lo zio che ci insegna. Altrimenti, è una descriminazione priva di senso, e non si guarda affatto alla bravura e alla competenza delle persone, ma solo al grado di parentela. I ricercatori potranno avere un contratto a tempo indeterminato solo se saranno efficienti, altrimenti via. Ma quanti avranno voglia di andare a fare i ricercatori con tale prospettiva? E dire che la ricerca è fondamentale per un Paese. Ma questo sappiamo che l'Italia non lo capisce. D'altronde, gran parte di qeulli che sono al governo (Lega) si fanno un vanto di essere ignoranti. E' in buone mani la nostra scuola, eh? Fra l'altro, i loro tanto amati celti non erano affatto dei grezzi ignoranti (come loro tendono a credere, almeno dalle loro affermazioni); tanto per dire, il divenire druido era cosa complicatissima, per via dell'enorme bagaglio culturale necessario.

Il povero UdC, che si è astenuto, poteva astenersi o votare contro, senza alcuna differenza, una volta che Fini si era schierato con il vecchio alleato. Dev'essere frustrante trovarsi impotenti innanzi a una situazione che peggiora sempre più, con una lotta per il potere, senza curarsi veramente di quel che si fa, purché si dimostri di aver mantenuto le promesse.

Si è parlato ancora degli scontri in piazza, definiti vera guerriglia urbana, e dei processi per sette degli arrestati. Ora, io non condanno coloro che hanno manifestato in modo violento; davanti a una situazione in cui non si riesce a farsi ascoltare, in cui davanti alle proteste, alle richieste, si viene ignorati o si ottiene come risposta un "non prendo posizione" (Napolitano), trovo logico che si cerchi di farsi ascoltare tramite la violenza. Ed effettivamente, si viene notati, ma, ahimè, solo per essere condannati e criticati, gettando discredito sulle idee sostenute. E' quindi controproducente. Tuttavia, a parte i pochi violenti in sè che sempre ci sono e amano queste cose, gli altri sono stati spinti a ciò più che altro dal governo sordo, che continua la sua marcia, senza curarsi di cosa travolga e che rovine lasci dietro di sè. Ma prima o poi si trova sempre un ostacolo che non si riesce a superare.
Comunque, al momento, oltre al caos in cui versa sempre la sinistra, è colpa del traditore Fini se la riforma è passata.