Fratelli, sempre rammentiamo che distinguere dobbiamo il Diavolo Artistico dal Diavolo Teologico, poichè l’uno con l’altro non coincide. E se pure l’artista crede che così sia, così non è e il teologo non lo può dimenticare. Il Diavolo Teologico può aver peccato per esser divino agli occhi dei simili suoi, per quanto come doti fosse ad essi superiori, come può accadere che un uomo abbia maggiore intelligenza e carisma dei simili suoi. Superiore nelle doti ma non nell’essenza, poiché sempre angelo egli rimaneva. Ma il voler essere divini agli occhi dei simili propri non è forse, infine, esser divini anche agli occhi propri? Voler essere Dio, ascendere alla divinità? E poter, quindi, dettar legge e ordinare secondo il proprio disegno e porre i limiti che si desiderano? Ed essere l’unico superiore in un universo di inferiori? Ma non è questo, in fondo, una ricerca di libertà superiore? La libertà da ogni forma di limite e la libertà di porre ogni forma di limite? E l’uomo non ha cercato anch’egli, e non cerca ancora, una simil forma di libertà, che sarebbe poi la Libertà Assoluta, libertà che solo l’Assoluto ha? E quindi è il voler avere la Libertà, e il tenere gli altri nell’inferiorità ed esser divino la colpa del Diavolo, ed è un tutt’uno, non colpe separate, ma una sola.
Il Diavolo Artistico è altra cosa ed esso dipende dall’artista ed è sua creatura, mentre il Diavolo Teologico di Dio è creatura. Il primo cambia e muta a seconda dell’artista ed è completo e corretto in se stesso e le sue azioni non vanno spiegate, poichè di una storia frutto dell’artista fanno parte; il secondo è creatura indipendente dall’umano e le sue azioni da Dio dipendono, in quanto sua creatura.
(1 Aprile 2010)
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