Nella mia dimostrazione dell’infondatezza e, in ultima analisi, inesistenza, dell’ateismo, faccio ora una breve pausa, per volgere lo sguardo, sebbene per poco e solo, purtroppo, superficialmente, su un fenomeno che pare di moda ultimamente, quello degli Emo.
Premetto che non ne so assolutamente nulla, ed è in virtù di questo che ne parlo. In un articolo di un giornale li hanno definiti una specie di neo romantici. Ora, saggio è convenire che il vero neo romantico sono IO e chi la mia scia segue o, casualmente, ha simile. Tuttavia, se questi Emo hanno il dono della poesia e scrivono, potrebbero essere inglobati nella definizione di neo romantici. Naturalmente, sono certissimo che solo uno su cento, e forse anche meno, di coloro che sono Emo siano anche poeti, perciò solo d’essi parlo quando intendo che possono essere inclusi nella definizione di neo romantici.
Dal punto di vista dello stile, o, se vogliamo, dell’abbigliamento e della pettinatura, non c’è nulla da dire: è perfetto. In particolare, se si aggiunge il trucco nero e lo smalto nero.
Ciò che però mi lascia dubbioso è un altro aspetto, ovvero tutta la parte, che fa tanto scalpore, a proposito dell’autoinfliggersi dolore, del suicidio e della malinconia. Per esempio, il suicidio è un suicidio fatto per il gusto del dolore, per cercare la morte, per fuggire da questa vita ingiusta e dalle difficoltà della vita, o come estremo gesto di libertà, affermazione dell’io sugli altri e sul mondo? E il dolore, perché viene inflitto? E la malinconia, di che tipo è? Com’è?
Inoltre, l’Emo, in sè, è "ateo" o credente in qualcosa che lo supera, che è oltre di lui?
E riguardo all’Arte, intesa in tutte le sue forme, che atteggiamento hanno?
Queste sono domande importanti, fratelli, che necessitano di una risposta per poter comprendere in modo più approfondito. Dunque prego eventuali persone a cui capiti di leggere queste righe e che si definiscono Emo di rispondere.
(18 Luglio 2010)
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